![]() Ieri mi stavo confrontando con una persona su come agevolare l’inclusione e il rispetto per i nostri figli con disabilità, questa persona parlava di campagne di sensibilizzazione, di lotte e strategie “socio-educative” varie; io, pur riconoscendo l’importanza di quello che mi stava dicendo, pensavo invece al potere dirompente dei piccoli gesti, dei piccoli segnali: quando ci portiamo in giro con orgoglio i nostri figli, nonostante gli sguardi che riceviamo, quando rispondiamo con dignità a quegli sguardi facendo una carezza o dando un bacio ai nostri ragazzi, come a dire “per me questa creatura è preziosa e importante”, quando curiamo il loro abbigliamento e il loro aspetto per valorizzare la loro bellezza speciale, quando – in una parola - dimostriamo CURA, e averne cura significa che sono amati e che li consideriamo preziosi. Portarli nel “mondo”, in mezzo agli altri, con un bel vestitino, facendo loro una carezza, un sorriso, è un grido potente, stiamo urlando: “Mondo, questo figlio mio lo curo e lo amo, perché è prezioso, lo difenderò sempre, te la dovrai vedere con me se tenterai di emarginarlo”. Abbiamo tanti modi per condurre le nostre battaglie e uno di questi, forse fra i più potenti, è mettere cura, perché cura è sinonimo di amore e di valore. Perché, come ha detto un padre del nostro gruppo @FeliCity Caregiver: “C'è il momento della rivendicazione e nessuno lo nega, ma non dimenticate mai che l'amore si vede di più” (Elena Malagoli)
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